Cosa vuol dire essere psicologo? Diventare psicologo? Probabilmente, ponendo queste domande a diversi colleghi, otterremo risposte che, pur se in apparenza simili, ad uno sguardo più approfondito mostrerebbero ciascuna le proprie sfaccettature e la propria peculiarità. Questo perché la psiche, la nostra come quella dei nostri pazienti, è in continua trasformazione, ed è unica ed irripetibile per ogni individuo.
Il terapeuta cura attraverso sé stesso
Quella di diventare un professionista in questo settore è, probabilmente, una scelta che nasce da un bisogno antico e precocissimo, un bisogno insoddisfatto che ha lasciato un vuoto dal quale si è generata, usando le parole di Carotenuto, una “ferita”. Questa ferita rimane tutt’ora aperta, non rimarginata, e ciò, in realtà, rappresenta la più grande delle nostre fortune, poiché è soltanto grazie ad essa che possiamo disporre anche di una “feritoia” dal quale guardare e tenere d’occhio il nostro mondo interno. Senza questa possibilità, sarebbe impossibile svolgere il nostro lavoro. Infatti, il terapeuta, di qualunque scuola ed orientamento, cura sempre attraverso sé stesso, ponendo come fulcro del suo operato il rapporto, il legame che stabilisce con il paziente, e questo rapporto, fondamentale per il trattamento, consiste sempre in una relazione profonda e coinvolgente, ricca di componenti affettive inevitabili. È pertanto indispensabile, per riuscire a “portare luce”, prendendo in prestito una felice affermazione di Bion, la capacità del terapeuta, di fronte al fitto intreccio emotivo che si genera nel rapporto con il paziente, di auto-osservarsi, conoscersi e comprendersi.
Capire la domanda del paziente
Una delle componenti essenziali di questo mestiere è la capacità di capire la domanda del paziente, cosa ci sta chiedendo e cosa si aspetta da noi. Le domande dirette dei pazienti possono essere le più svariate: alcuni possono presentarsi con la richiesta di essere aiutati a “realizzare se stessi”, altri vengono con l’intento di essere aiutati a trovare una ragione per vivere, altri ancora per riuscire ad integrarsi nella società così come a differenziarsene. Inoltre, è sempre più frequente che le persone che si rivolgono ad uno psicologo arrivino con qualcosa di simile ad un’autodiagnosi, e questo perché, con il passare del tempo ed il diffondersi della cultura psicologica e psicoanalitica, esse hanno sempre più la possibilità di informarsi autonomamente e, come probabilmente è successo a noi stessi durante i primi anni di università, fare le più svariate inferenze sulla propria psiche e la propria personalità. Tuttavia, quello che “semplicemente” il paziente più spesso inconsapevolmente chiede, è di essere aiutato a crescere. Una bella sfida! Per noi e, soprattutto, per lui, poiché crescere significa imparare a conoscersi, e la conoscenza di sé stessi, come gli psicologi imparano presto a capire, è un processo senza fine, se non altro perché, mentre ci si studia, si cambia.
L’importanza della relazione
Ecco che ancora una volta viene a delinearsi l’importanza della relazione e, nel caso del nostro mestiere, della relazione terapeutica, nonché della capacità dello psicologo di entrare in contatto e monitorare il proprio mondo interno. Infatti, l’elemento su cui si fonda la nostra crescita, fin da quando galleggiamo nel grembo materno, è proprio il rapporto con gli altri. Senza gli altri non potremmo esistere come individualità, perché è soltanto tramite il loro riconoscimento in quanto soggetti che noi possiamo a tutti gli effetti entrare nel mondo e prenderne parte come individui. Insomma, l’Io non potrebbe mai esistere senza un Tu, ed è sul potentissimo incontro tra queste due entità primigenie che va a strutturarsi il fulcro di ogni intervento terapeutico.