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La Consultazione Partecipata: per i bambini con i loro genitori.


Dott.ssa Linda Garbarino

  Il modello della Consultazione Partecipata (CP) nasce come intervento preventivo precoce, dove genitori e figli sono protagonisti, insieme, di una consultazione psicologica  psicoanalitica inedita rispetto alla tradizione. È un intervento fondamentale nella fascia 0/6 anni, quando ancora non ci sono preoccupazioni relative alla valutazione cognitiva del bambino che sopraggiungono poi con la scuola elementare; e con i bambini fino alla pubertà (sino ai 12 anni circa) dove ci troviamo spesso ancora in una situazione in cui la patologia non si è consolidata e perciò i genitori possono fare molto per riattivare le potenzialità di sviluppo sano del loro bambino.

Questo nuovo modello di consultazione deriva da un lungo lavoro di ricerca che l’analista italiana Dina Vallino ha svolto nel campo dell’Infant-Observation, a partire dalla fine degli anni ’70.

Le situazioni familiari più frequenti nella quale possiamo utilizzare la Consultazione Partecipata riguardano: bambini iperattivi, oppositivi, ansiosi, ossessivi; bambini con problematiche scolastiche; bambini con disturbi somatici; bambini traumatizzati; famiglie affidatarie/adottive; crisi familiari, separazione, divorzio; lutto; difficoltà relazionali con coetanei e fratelli.

Compito della Consultazione Partecipata è quello di esplorare il disagio del bambino per come si presenta nella seduta, incoraggiando i genitori a diventare osservatori partecipi della relazione tra sé e il figlio, oltre che interpreti. I genitori sono inviatati a guardare il loro bambino riconoscendone i bisogni, tenendo conto della sua persona, dell’importanza della sua mente affettiva, delle sue difficoltà, ma anche delle sue risorse; si promuove ed allena una capacità osservativa che aiuti il genitore a meglio conoscere il figlio.

Gli strumenti di lavoro che come psicoterapeuti abbiamo mentre siamo all’opera nella stanza con bambini e genitori sono concretamente: il gioco narrativo, la storia, il “luogo immaginario”, il disegno; oltre all’ascolto rispettoso e non intrusivo ed alla qualità fondante della nostra osservazione senza giudizio, che guarda gli eventi da prospettive diverse, quella del genitore e quella del bambino.

La CP può avere una durata breve iniziale di 7 incontri o prolungarsi per circa un anno (CP Prolungata) ottenendo risultati sorprendenti quanto alla risoluzione della sintomatologia. Al primo colloquio con i genitori, dove importante è potere cogliere l’atmosfera emotiva familiare, cosa ci portano direttamente i genitori, dove ciò che conta è come loro hanno vissuto le cose, segue l’incontro con il bambino e i suoi genitori; osserviamo come giocano, l’atmosfera che accompagna le interazioni e poi molto discretamente ci inseriamo nel gioco per favorirne lo sviluppo nella seduta…solo dopo la seduta, come psicoterapeuti proveremo a cogliere il funzionamento del bambino e del suo nucleo familiare formulando alcune ipotesi. Al termine della Consultazione Partecipata restituiremo alla famiglia e al bambino la qualità del gioco, la sua originalità e creatività oltre alle tematiche delicate e talvolta dolorose emerse durante gli incontri. È questo il momento di restituire anche i pensieri prospettici sul come pensiamo di potere continuare a lavorare insieme nei casi in cui se ne ravvisi la necessità.

 Dopo questo primo momento della Consultazione Partecipata ci si apre infatti un ventaglio di possibilità, diversi setting possono essere pensati. Nel caso di disturbo reattivo del bambino dove la patologia non è ancora conclamata possiamo continuare a lavorare sui fraintendimenti familiari con una CP prolungata -quando necessario e possibile- o dare uno spazio/tempo alla famiglia perché possano tutti digerire emotivamente quanto vissuto insieme durante i densi incontri della Consultazione Partecipata e mettersi all’opera concretamente nelle loro relazioni. Ancora, possiamo dare inizio ad una psicoterapia qualora il bambino sia portatore di una sofferenza più profonda; infine, possono essere i genitori a motivarsi nel corso della Consultazione e a voler approfondire le loro capacità genitoriali con un lavoro mirato al sostegno della coppia genitoriale.

Con questo modello, lo psicoterapeuta, poiché coinvolge i genitori nella cura responsabile dei propri figli, favorisce lo sviluppo di un’autentica alleanza terapeutica, molto utile durante la CP e anche quando ci sia indicazione all’avvio di una terapia individuale per il bambino.

La consultazione ci chiede, in quanto professionisti della salute e della cura della persona, non di essere “maghi risolutori onnipotenti” dei problemi del bambino e della famiglia ma di permettere che all’interno del bambino e della famiglia possa nascere il pensiero, la speranza, l’illusione Winnicottiana ovvero la fiducia.

Dall’ultima pubblicazione su Dina Vallino, Una mente a più voci, quello che è germogliato e ha preso vita con la Consultazione Partecipata è stata una nuova prospettiva nella psicoanalisi di bambini e genitori con salde radici nel passato e uno sguardo aperto al futuro.Portare oggi, operativamente, a Torino questo modello, rappresenta riempire un vuoto che per lungo tempo ho sentito lavorando con i bambini e le loro famiglie; potere tenere insieme bambini e genitori consente di raggiungere quelle trame emotive quotidiane, personali e familiari, così articolate che solo con un delicato lavoro di tessitura congiunta possiamo ricostruire e co-costruire.

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