Notice: Trying to access array offset on value of type bool in /home/ozxyzcih/public_html/wp-content/themes/Divi/includes/builder/functions.php on line 2442
Come affrontare con i bambini la morte di una persona cara

La morte di una persona cara è uno degli eventi più dolorosi della vita e se un adulto sa bene quanto sia difficile affrontarla, immaginiamoci quanto lo sia per un bambino che ha ancora una mente vulnerabile. È proprio per questo che occorre stare ancora più vicino del solito ai propri figli quando sono travolti da un evento luttuoso. Tuttavia, proprio perché la morte evoca dolore, si hanno delle difese e delle reticenze a parlarne e ad affrontarla direttamente.

Di solito rispetto alla morte di un familiare si cerca di proteggere i bambini tenendoli lontani da tutto ciò che riguarda quella morte, senza però avere chiaro che così facendo complichiamo il loro dolore. È tipico sentire dire frasi del tipo Per fortuna è piccolo, non capisce…, Non gli dico nulla per proteggerlo…, L’ha presa bene, non soffre… oppure chi riesce a parlare con il bambino gli dice Devi essere forte perché adesso sei tu l’uomo di casa… In altre situazioni ancora non viene subito comunicato il decesso, privando il bambino della possibilità di capire e di dare un senso a ciò che lui comunque percepisce attorno a sé.

Vediamo dunque meglio come reagisce la mente di un bambino a un lutto e come occorre stargli vicino.

Contrariamente a quanto si pensa le reazioni al lutto non sono sempre e subito di dolore, ma lo possono diventare più avanti quando la persona coinvolta sente che questo pensiero non è più così pericoloso come nei primi momenti e dunque si può concedere di fare un po’ di ordine in quel groviglio spinoso. Anche per i bambini è così. Spesso ci si aspetta di trovare il giovanissimo che ha subito un grave lutto travolto da affetti dolorosi, invece l’evento accaduto non si presenta come trauma perché viene rimosso non parlandone o non mostrando alcuna reazione.

Quando a un bambino viene a mancare un genitore (o un fratello/sorella ma anche un nonno) è assolutamente necessario aiutarlo a fare concretamente i conti con questa morte. Occorre parlargli chiaramente già prima della morte (nel caso di malattie terminali), durante i giorni del decesso e della sepoltura e a lungo dopo la morte per sostenere l’incertezza e il vuoto lasciato dalla scomparsa della persona cara. I mesi dopo la morte sono per molti versi ancora più difficili dei primi giorni e solo con il passare del tempo (di certo non si può pensare di fare completamente i conti con un lutto importante nel primo anno dall’evento) si riesce a mettere un po’ di ordine e a ritrovare un po’ di tranquillità per non rimanere con un “lutto sospeso” ovvero una situazione che appare superata ma che con gli anni tende a ripresentarsi con crisi che alle volte sembrano immotivate.

Il modo in cui il genitore, anche se lui stesso travolto dal lutto e stretto nel suo dolore, riesce a gestire e comunicare questa perdita al figlio fa la differenza sulla sua futura salute mentale. Quanto gli adulti riescono a essere sinceri, a raccontare la verità dei fatti, a rispondere alle domande dei figli e a stare con le loro emozioni può fare la differenza tra la normale elaborazione di un lutto (che è un’esperienza angosciante ma che porta a una rinnovata maturità) e la mancata elaborazione del lutto che intrappola nel ricordo e che appesantisce la mente del bambino di tratti patologici (in termini diagnostici si definisce “lutto complicato”). Tenere all’oscuro il bambino anche solo non fornendogli spiegazioni sulla malattia e sui ricoveri della persona in fin di vita può portarlo a fare delle fantasie ancora più angoscianti di quelle da cui cerchiamo di proteggerlo. Altre volte capita paradossalmente che di fronte ad un silenzio e a un vuoto di parole ci sia un bambino esposto a sensazioni e stimoli angoscianti (flebo, siringhe, medicinali, ferite, pannoloni, medicazioni, o ancora peggio dimagrimenti, sofferenze o coma…). Questi bambini spesso si fanno idee ancora più bizzarre e tormentate su cosa stia succedendo rispetto a quanto non si farebbero con le giuste spiegazioni degli adulti.

La morte di una persona porta a diverse espressioni di dolore e di tristezza e non necessariamente solo per la perdita fisica ma anche per la preoccupazione dello stare da soli, del nuovo aspetto organizzativo ed economico che si andrà creando e anche questo va spiegato ai bambini con calma e con parole semplici perché il fatto che loro non ne parlino non vuol dire che non l’abbiano in mente. Chi mi farà da papà? Chi da mamma? Chi giocherà con me alla sera? Sono i pensieri che si mischiano al dolore e al senso di abbandono.

Alcuni temi tipici che riguardano la morte di un genitore sono per esempio il nuovo rapporto con il genitore che rimane e il rapporto con la famiglia di origine del genitore deceduto. Riguardo a quest’ultimo aspetto succede spesso di allontanarsi perché il contatto con gli altri nonni rievoca ricordi dolorosi, tuttavia questa strada rappresenta una perdita in più per il bambino. La famiglia deve trovare senza fretta un nuovo assetto. Sarà necessario anche trovare nuove figure sostitutive senza per questo creare confusione. Un sostituto della persona che è mancata non sarà mai come la persona deceduta, ma sarà la persona-testimone con cui condividere la relazione passata, sarà la persona più appropriata con cui potremo piangere e, quando sarà di nuovo possibile, anche ridere, onorando così il ricordo e portandosi dentro quel po’ di fiducia verso il futuro.

Rate this post